Se un partito va a cena con Buzzi

Se in questi giorni ho insistito sui social network sulla necessità che il Pd dica con trasparenza chi ha partecipato alla cena di finanziamento all’Eur del mese scorso non è per un riflesso giustizialista (che non mi appartiene) né per una cinica ritorsione di partito (sebbene forse sarebbe giusto ricordare in che modo l’argomento “trasparenza” e “gestione dei finanziamenti” sia stato usato nel mio partito, il Pd, anche in tempi piuttosto recenti. E mi fermo qui, per pudore).
Il motivo, dicevo, è un altro. Se verrà confermato, come scrive oggi il Fatto quotidiano, che Buzzi o qualche altro indagato nell’inchiesta Mafia Capitale era seduto a tavola alla cena di finanziamento del Pd, non lo considererei uno scandalo. Può capitare a qualunque personaggio pubblico di trovarsi a cena con la persona sbagliata, e del resto è difficile controllare i meccanismi di invito di un evento come quello, in cui si chiede a decine e decine di persone di “portare qualcuno”. La presenza di Buzzi o di altri a quella cena non dimostra niente contro nessuno, e chi è accusato di qualcosa non è certo accusato del reato di cena. Del resto, se le accuse ipotizzate verranno confermate nei processi, una commistione di alcuni esponenti del Pd con certi ambienti sarebbe dimostrata e quindi sarebbe inevitabile che di essa si trovasse un riflesso nella lista dei partecipanti alla cena. Insomma non è certo la cena a dover scandalizzare.

Mi stupisce semmai, proprio alla luce di questo, che giornalisti e moralisti si siano scatenati contro Giuliano Poletti e nessuno, con poche eccezioni tra cui Marco Damilano l’altra sera a Bersaglio mobile e Wanda Marra sul Fatto quotidiano di oggi, senta il dovere di farsi domande sull’eventualità che esponenti della Cupola abbiano partecipato a una cena con il presidente del consiglio e tutto il gruppo dirigente del suo partito.
Ma ripeto, non perché questo mi scandalizzerebbe in sé.
Il fatto è che quella cena romana, insieme all’altra che l’ha preceduta di qualche giorno a Milano, sono state presentate come il modello di una nuova stagione della politica, di un partito cool e trasparente che si finanzia secondo un metodo inedito, almeno in Italia. Si è insistito sul fatto che, a fronte di qualche critica interna, quel tipo di rapporto con imprenditori e finanziatori aveva finalmente il pregio di essere pubblico e, ripeto, “trasparente”.
Perché oggi, a domanda, il Pd risponde di non essere in grado di dire chi ha partecipato a quella cena? Com’è possibile che l’unica risposta di Matteo Renzi, a distanza di giorni, resti “non ne ho la più pallida idea”? E se è vero, dov’è la trasparenza? Chi se n’è preoccupato? Chi doveva preoccuparsene? Soprattutto: andiamo avanti così? Facciamo un’altra cena il mese prossimo? Davvero non interessa a nessuno (oltre a me e a qualche altro collega) sapere chi finanzia il Pd, cioè da chi dipendono la vita e le scelte del primo partito italiano? Non è molto più importante che sapere con chi cenava Poletti?

E non mi si venga a dire che se vogliamo fare a meno del finanziamento pubblico è inevitabile che vada così. Intanto perché non è detto che abolire il finanziamento pubblico non sia stato un errore, e i fatti ce lo potrebbero anche dimostrare. E poi perché ci sono tanti modi di fare fund raising. È questione di scelte, e di leggi, che si possono fare o non fare.

2 Responses to Se un partito va a cena con Buzzi

  1. Concordo totalmente.
    Personalmente continuo a pensare che la politica debba essere come scuola, sanita e ricerca e come tale finanziata pubblicamente.
    Pochi sanno tra l’altro quanto poco costi/costasse a cittadino il finanziamento pubblico ai partiti.
    Il sistema verso cui stiano andando incontro e’ invece un sistema in cui la politica, oltre che ad essere sotto-finanziata, sara’ influenzata maggiormente da persone benestanti rispetto a persone non benestanti. E questo per me lede i principi democratici e di uguaglianza.
    Se poi il sistema verso cui stiamo andando incontro consente anche di ricevere soldi in modo anonimo (de facto la situazione attuale della cena dell’Eur) ancora peggio… molto peggio.

  2. quello della trasparenza è uno dei tanti impegni disattesi da renzi per quanto riguarda il partito.
    renzi ha rottamato d’alema, marini, bindi e qualcun altro degli anagraficamente vecchi dirigenti di partito, ma non ha rottamato le vecchie pratiche, le correnti, le abitudini. e non perché non ne ha avuto il tempo, ma perché – più semplicemente – non gli interessa.
    francamente, non vedo discontinuità rispetto al passato sulla trasparenza: sul web abbiamo il solito bilancio che già c’era quando c’erano i vecchi dirigenti che mettono il gettone nell’iphone, ma è un bilancio 2013 chiuso al maggio 2014. qual è la novità? qual è il passo in più?
    scriveva renzi nel suo programma:
    “E rendicontare tutto, ogni centesimo, attraverso la totale trasparenza delle spese. Se inizieremo noi, poi saranno costretti a farlo tutti. Inizieremo dai soldi raccolti con le primarie che a differenza del passato dovranno avere una destinazione e un utilizzo chiaro. Tutta la rendicontazione la metteremo su Internet, accessibile a tutti”.
    Magari son io che non ho cercato bene, ma dov’è questa rendicontazione?
    sul sito web del PD c’è una rendicontazione delle spese per comunicazione e campagne elettorali, ma è ferma al 2011 (!). e la destinazione dei soldi delle primarie? dobbiamo aspettare giugno 2015 per sapere come sono stati spesi i soldi delle primarie 2013? son contento di sapere che patrizio bertelli nel 2013 ha donato 100mila euro, ma devo aspettare giugno 2015 per sapere se e quanti altri patrizibertelli hanno donato al partito nel 2014? se sì, qual è la differenza rispetto al passato?

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