- Deplora il presidente Enrico Rossi che “il Pd rischia di diventare come l’asino di Buridano“. Colpevoli, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza, rei di aver convocato la loro area politica il 12 dicembre, stesso giorno della Leopolda. Cosicché “un elettore che volesse un po’ annusare la vita del partito” sarà costretto a scegliere, quel giorno: o Firenze, o Roma. Ne conoscete voi di elettori Pd indecisi tra la Leopolda e Cuperlo&Speranza? Io pochissimi, anzi forse pensandoci bene solo Enrico Rossi. L’asino di Buridano, temo, è lui.
- Solo per amor del vero, però, va detto che Cuperlo e Speranza hanno rinviato la loro riunione, già convocata per il 5 dicembre, dopo che l’iniùs del segretario (ok, l’e-news, ok) ci ha informato che il 5 e 6 dicembre ci sarà una mobilitazione nazionale, coi banchetti, di tutto il Pd. Non so se, come dice qualcuno, lo spostamento di data sia stato quindi “concordato con la segreteria”. Non mi importa molto, e anzi preferirei di no: ognuno convoca la sua corrente quando vuole, Renzi come Cuperlo e Speranza che in questo pari sono. Le iniziative unitarie di partito, invece, prevalgono, che fossero state convocate prima o meno (in questo caso, convocata dopo). Questa per me è la regola, e valeva anche quando la Leopolda era ancora una riunione di scapigliati rottamatori in netta minoranza, mica una passerella di sottosegretari con la pancetta come adesso, e pretendeva di far saltare le iniziative Pd. Altro che rinviare di una settimana per spirito unitario.
- Infine, pare che alla direzione pd convocata per oggi, ordine del giorno la lotta al terrorismo, si discuterà di una norma anti Bassolino. Bassolisis, oh yeah, il terrore attraversa l’Europa. Dice l’impavida vicesegretaria che “non si può candidare chi è già stato sindaco due volte“, cosa che “varrebbe anche per Renzi a Firenze e Delrio a Reggio Emilia”, mica è una norma ad personam. Varrebbe anche per La Pira, per dire: il Pd non guarda in faccia nessuno. Solo che La Pira, dettaglio, non ha annunciato due giorni fa l’intenzione di candidarsi (come del resto Renzi e Delrio). Anzi, secondo il solitamente ben informato Corriere la norma sarebbe ancora più cogente, così da valere anche per Ignazio Marino: non può ricandidarsi “chi ha già fatto il sindaco”, punto. Tranne gli uscenti eh, tranquillo Fassino: perché in effetti il buon Ignazio non è uscente, è uscito. Ora, premesso che non si capisce perché un ex sindaco che può candidarsi alle elezioni vere non dovrebbe potersi candidare alle primarie. Premesso che Enzo Bianco o Leoluca Orlando dovrebbero decadere immediatamente, e che la candidatura di Rutelli nel 2008 va considerata a questo punto irregolare. Premesso che i renziani al tempo della scapigliatura sarebbero scesi in piazza contro chi, “da Roma”, avesse preteso di “cambiare le regole in corsa”. Premesso tutto questo, ma voi come la definireste della gente che pensa di governare un partito così, cambiando le regole a capocchia a mezzo interviste a Repubblica, col probabile risultato di far candidare Bassolino e Marino lo stesso, però da martiri e contro il Pd? Ogni riferimento al titolo di questo post è, naturalmente, casuale.
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