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La storia siamo noi, e lui lo sa

Europa mi ha chiesto un articolo sull’altra sera, quando si era sparsa la notizia che De Gregori avesse firmato il manifesto di Italia Futura

E il treno non l’ha preso, e ha fatto bene. Italo, s’intende. Lui, Francesco De Gregori. Dicono adesso da Italia Futura che ci sia stato un grosso equivoco: il manifesto gliel’avevano mandato, sì. E lui, il Principe, aveva concesso un cenno di riscontro, forse addirittura di apprezzamento. Vi pare poco. Mica è roba che capiti tutti i giorni, con lui. E però, vistosi tra i firmatari, Sua Degregorità deve aver alzato il principesco sopracciglio: perché nel giro di mezz’ora l’associazione italfuturista ha corretto il tiro: c’è stato un errore, ecco.  Continua a leggere

Difendere Serra è una vergogna. (E adesso querelateci tutti)

Intellettuali e militanti progressisti e innovatori, sempre pronti a gridare allo scandalo se un leader della “vecchia” sinistra anche solo pronuncia il nome di un banchiere o un finanziere, che adesso siete qui che accusate di “moralismo” o peggio di strumentalità chi sostiene che non va bene farsi finanziare una campagna elettorale da chi fa soldi nei paradisi fiscali e non paga le tasse nel nostro paese, che fate battutine sul Monte dei Paschi o sviate il discorso moraleggiando su presunti “eccessi verbali” o benaltreggiando sulla necessità di discutere di banche e trasparenza: ma non vi vergognate neanche un po’? Ma lo sapete che in America, se vogliamo fa’ gli americani, gli speculatori sono considerati nemici della sicurezza nazionale e che nessun candidato alle primarie o alle elezioni si farebbe vedere con uno di loro? Ma ci sarò un limite al cinismo e all’assenza di spirito critico? Ma lo rifondo io il partito comunista, se non la piantate con questa faziosità infantile da ex sessantottini invecchiati male. Lo rifondo e mi ci iscrivo. E poi se volete rottamatemi. Anzi, querelatemi. Querelateci tutti.

Attenzione a dare per morti i Popolari

Sul Foglio di oggi è uscito questo mio contributo al dibattito sui cattolici nel Pd. Nella stessa pagina, gli interventi di Enrico Letta, Roberto Reggi, Giuseppe Fioroni, Giorgio Tonini, Mario Adinolfi. Ve li consiglio (chi più, chi meno). 

È interessante riflettere su come la stampa, specie quella solitamente dedita al classico tema del “disagio dei cattolici nel Pd”, oggi scopra la notizia del “tramonto dei popolari”. Il vento rottamatorio non poteva lasciare certo immuni gli eredi di quello che è uno dei due antichi filoni culturali del Pd, e anzi forse i commentatori son stati fin troppo distratti finora, complice la zona d’ombra in cui la guida a sinistra di Bersani e l’arrembante scalata di Renzi hanno posto i vecchi dirigenti cresciuti a piazza del Gesù, poi colonna portante organizzativa e funzionale della Margherita dietro la leadership di Rutelli. Improvvisamente, invece, eccoli nel mirino dei nuovisti: ottusamente intransigenti nell’opposizione al renzismo, gaberianamente autorottamati dal “la mia generazione ha perso” del loro leader storico Castagnetti, tragicamente demodé nella diffidenza per gli entusiasmi partecipativi da gazebo. Continua a leggere

Macché rottamazione, lo scontro nel Pd è politico

(questo post è appena uscito sull’huffington post italia)

Poi un giorno di questi bisognerà anche smetterla con le scempiaggini generazionali e cominciare a dire che quello in corso nel Partito democratico è uno scontro politico: durissimo, vero, e se non fosse per certe bizzarrie, perfino normale.

(continua qui)

Mi candido a non rappresentare una generazione

Quando l’ho scritto su twitter l’ho scritto per scherzo, ma poi m’è venuta voglia di prendermi sul serio. Insomma io, se mi candidassi a premier alle primarie del pd, che generazione potrei rappresentare? A parte che beato il paese in cui ci si candida a premier per fare il premier, e non per fare il rappresentante di classe o per dire che si è stufi delle giacche stropicciate dei propri vicini di banco (e forse per questo si va coerentemente a trovare Armani, penso), a parte questo dico, su cui pure ci sarebbe parecchio da scrivere. Io ho intorno a quarant’anni e voto Pd, ma non lo so mica se sono una quarantenne del Pd.  Continua a leggere

Convincere gli elettori di destra

Per carità, l’opinione è legittima e nemmeno così tanto rivoluzionaria, a dirla tutta. È da quando ero piccola che nel centrosinistra si discute tra quelli che per vincere devi convincere i tuoi e quelli che per vincere devi convincere gli altri, dai tempi che Cesare Salvi era jospiniano e che so, Rutelli era blairiano, e questa non so se la capite se siete nati dopo il 75, tanto per dire quanto il dibattito sia “nuovo”. Detta così, fra l’altro, hanno ragione entrambi e torto tutti e due, gli zii, Lionel e Tony, soprattutto in astratto, che poi magari nel concreto bisogna vedere volta per volta. Però secondo me c’è qualche equivoco, e sarà meglio che ci capiamo subito. Continua a leggere

Avanti popolo

Io, non so come dirvelo, non vengo dal Pci. Lo so che mi chiamano il direttore della Pravda, e a volte nelle discussioni mi dicono che sono stalinista, che si vede che ho studiato Lenin, che la mia è la tipica doppiezza togliattiana, che rivelo tutto il moralismo ereditato da Berlinguer. Ciononostante, io non c’entro niente. Né io né nessuno della mia famiglia, non ho mai avuto nemmeno uno zio comunista (anche se ne ho uno coi baffi): vengo da una città di anarchici, sono nata in una famiglia democristiana, sono cresciuta nell’Azione cattolica, questa è la verità. Ho alzato il pugno solo una volta, ascoltando La locomotiva insieme alla mia amica Elettra a un concerto di Guccini a Torino, però tutte le altre volte mi ero solo alzata in piedi per cantare, vi giuro. Sono di sinistra eh. Non di centrosinistra, di sinistra. Ma questo è un altro discorso, che non c’entra con le bandiere rosse. Tutto ciò premesso. Continua a leggere

I fiori di Ambra e gli spintoni a Fassina

aNo, guardate. L’aggressione a Stefano Fassina da parte degli operai dell’Alcoa non è la prova che il Pd non sa intercettare il malessere sociale e nemmeno, come ha subito scritto Gad Lerner, della sua debolezza. Quegli spintoni, gesto deprecabile che va condannato sempre, sono una prova di forza, e la reazione del responsabile economico del Pd lo conferma. In quel corteo, prima di tutto, bisognava esserci, Fassina c’era e c’è restato, condannando i gesti violenti, circoscrivendoli senza generalizzare, confermando che il Pd ascolta i lavoratori e li sostiene pur essendosi dovuto assumere responsabilità non sue. Tracce degli altri partiti? Nessuna. Tecnici? Per carità. Quegli operai Fassina lo conoscono perché è già stato in Sardegna da loro, e c’è da scommettere che ci tornerà. Questa è la politica, questo è il senso di un partito che mette la faccia e le gambe dentro i problemi e i drammi della società, anche quando non ha la bacchetta magica per risolverli, il gesto eclatante per farsi applaudire, l’ideona per sbalordire i giornalisti. Chi non capisce questo non capisce niente del Pd.
C’è il giorno per prendere in braccio la bambina Ambra e c’è il giorno per prendersi uno sputo da un operaio sardo. La politica è questo, non un insieme di trovate e passerelle. E di questo, non di quell’altra roba, ha bisogno l’Italia arrabbiata e sofferente che aspetta che qualcuno si assuma la responsabilità di affrontare i suoi problemi dopo il governo che ha mandato a casa Berlusconi.

Aggiornamento: pare che l’aggressore sia stato fermato dalla polizia, e che non fosse un operaio dell’Alcoa. Bene. Oddio, forse bene. Sarebbe interessante capire meglio.

Sulla nuova legge elettorale, ammesso e non concesso

Devo dirvi un paio di cose che penso sulla nuova legge elettorale, ammesso che poi si faccia. Io lo sapevo che andava così. Prima tutti a dire che bisogna cambiare il porcellum, che schifo il porcellum, tutto è meglio del porcellum, se non cambia il porcellum non vado più a votare eccetera eccetera. Ora che forse c’è un mezzo accordo per cambiare il porcellum, eccoli là: è peggio del porcellum. Naturalmente il punto è: è vero, che è peggio del porcellum? Io penso di no. Ma prima voglio dire un’altra cosa. Continua a leggere

Il Papello stranierello

Già i retroscena non andrebbero mai letti, figuriamoci a Ferragosto. Lo scoop del “papello democratico” che infiamma (per poco, in attesa che cose più serie riprendano la scena) le cronache politiche, però, è troppo intrigante e paradigmatica per lasciarla passare sotto silenzio in questo blog cercaguai. Allora, ricapitoliamo.

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