(questo post è uscito su Huffington post Italia)
Piccola nota a margine dei due fatti di oggi, la condanna di Berlusconi e il cosiddetto caso Idem, tra le tante cose che ci sarebbero da dire e si diranno. Non intendo fare lo sciacallo antiberlusconiano né il difensore d’ufficio di Josefa, e vorrei che queste brevi osservazioni venissero lette con tutta la possibile serenità. Anzi facciamo così: di Berlusconi non parliamo proprio. Il fatto è che qualcosa non mi torna.
Si è detto spesso in questi giorni: la Idem non è Scajola (intendendo: non è incolpata di niente di così grave come i sospetti che portarono alle dimissioni del ministro Pdl, anzi non è incolpata proprio di niente al momento, e comunque nel merito c’è un abisso) ma non si possono fare sconti sulle regole. “Nessun doppio standard” ha detto giustamente in tv il presidente del consiglio. Bene. (continua qui)
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Mi pare un buon commento al suo ragionamento. Non dovremmo nemmeno avventurarci nella questione della doppia morale perché finiremmo in un grosso ginepraio. Per esempio è ovvio che la condanna disonorevole a Berlusconi, anche se questi non ricopre alcun ruolo istituzionale, è ben più pregiudizievole al per il governo della presunta infrazione della Idem, ma è il Pd, non un partito di extraterrestri, che con Berlusconi sta governando da mesi. Quali conseguenze dovrebbe (e dovremmo) trarne? Ad ogni modo la mia idea è questa: che avendo l’ex-Pci-Pds abbandonato ogni ideologia (ed ogni velleità di trasformazione, non dico di rivoluzione, sociale) ed essendosi trasformato in un “moderno” partito stile angloamericano (un partito che per due anni si è accodato alle “dieci domande” pruriginose di Repubblica), ben gli sta che le carriere politiche dei suoi membri siano appese al filo dello scannatoio mediatico. E così giustamente tutti finisce nello stesso calderone: Scajola, Fassino, Idem, Mele, Sircana, Minetti… che tristezza.